Visitare Vallerano: nel territorio di Vallerano si possono trovare numerose testimonianze delle epoche etrusche e romane, nonché medievali: di grande interesse sono i siti di San Leonardo, San Lorenzo e San Salvatore, dei secoli X-XI. Si tratta di eremi rupestri che ospitavano comunità monastiche probabilmente benedettine, e che presentano ambienti ad uso sia liturgico che lavorativo.
In particolare le grotte del Salvatore conservano ancora, in condizioni purtroppo precarie, affreschi del secolo XI ancora oggi visibili.
Nel punto più alto del borgo si erge la chiesa di San Vittore Martire, patrono di Vallerano, più volte rimaneggiata nel corso dei secoli, al cui interno si conserva un fonte battesimale scolpito in peperino del 1450, mentre di notevole bellezza è il soffitto a cassettoni datato 1762 e l’organo Alari 1750. A circa 400 metri dal centro storico, sorge il fiore all’occhiello di Vallerano: il santuario di Maria SS.ma del Ruscello patrona dei donatori di sangue del Lazio, (www.avisprovincialeviterbo.it) edificato per volere del cardinale Odoardo Farnese su disegno del Vignola dopo che il 5 luglio 1604 un rivolo di sangue sgorgò miracolosamente dal labbro della Vergine in una edicola votiva.
Il santuario è un autentico scrigno di bellezza, un monumento architettonico barocco, non sontuoso, ma di un genere snello e armonioso con un notevole influsso rinascimentale.
Il tempio accoglie all’interno opere di grande importanza e straordinaria bellezza originali del XVII secolo: un crocifisso in legno di tiglio, il portone in legno di noce intagliato, affreschi di Giovanni Francesco Vandi, tele di Girolamo Troppa, Giovanni Lanfranco e Cristoforo Roncalli detto “il Pomarancio”.Tanti motivi validi per visitare Vallerano
Ma il capolavoro d’eccezione conservato nel santuario è l’organo monumentale barocco Burzi-Alari-Ercoli-Priori, tra i più grandi organi barocchi d’Europa. La cassa armonica lignea intagliata e le cantorie finemente decorate accrescono la bellezza di uno strumento dallo straordinario valore storico-musicale. Nell’estate del 1707 un giovanissimo Georg Friedrich Händel, ospite del principe Francesco Maria Ruspoli di Vignanello, vi suonò il suo Salve Regina.
Il borgo comincia a svilupparsi già prima del 1000, ma le distruzioni del 1280 e del 1432 alterano profondamente la natura medievale dell’abitato: rimane il torrione, le mura e lo stemma dei Prefetti di Vico mentre i vicoli paralleli, i palazzi alti, le piazze e gli slarghi rimandano ad una urbanistica e ad una architettura rinascimentale. Il sottosuolo presenta numerose cantine scavate a mano nel tufo, dai diversi utilizzi a seconda del periodo storico: tombe, stalle, conserve alimentari, rifugi, laboratori di lavorazione del vino e delle castagne.
A 500 metri dal centro storico si trova la Chiesa della Madonna della Pieve, un piccolo gioiello medievale che conserva al suo interno affreschi del secolo XI, all’esterno decorazioni antropomorfe e zoomorfe a rilievo. Si affacciano su piazza dell’oratorio due vecchie chiese: la chiesa della Madonna del Rosario e la vecchia chiesa di Sant’Andrea poi divenuta ospedale e ora scuola di musica, che conserva affreschi cinquecenteschi di notevole fattura. Nel 1751 fu costruita la nuova Chiesa di Sant’Andrea, che domina con la sua struttura imponente il centro storico del paese.
Nel punto più alto del borgo si erge la chiesa di San Vittore Martire, patrono di Vallerano, più volte rimaneggiata nel corso dei secoli, al cui interno si conserva un fonte battesimale scolpito in peperino del 1450, mentre di notevole bellezza è il soffitto a cassettoni datato 1762 e l’organo Alari 1750. A circa 400 metri dal centro storico, sorge il fiore all’occhiello di Vallerano: il santuario di Maria SS.ma del Ruscello patrona dei donatori di sangue del Lazio, (www.avisprovincialeviterbo.it) edificato per volere del cardinale Odoardo Farnese su disegno del Vignola dopo che il 5 luglio 1604 un rivolo di sangue sgorgò miracolosamente dal labbro della Vergine in una edicola votiva.
Il santuario è un autentico scrigno di bellezza, un monumento architettonico barocco, non sontuoso, ma di un genere snello e armonioso con un notevole influsso rinascimentale.
Il tempio accoglie all’interno opere di grande importanza e straordinaria bellezza originali del XVII secolo: un crocifisso in legno di tiglio, il portone in legno di noce intagliato, affreschi di Giovanni Francesco Vandi, tele di Girolamo Troppa, Giovanni Lanfranco e Cristoforo Roncalli detto “il Pomarancio”.
Tanti motivi validi per visitare Vallerano
Ma il capolavoro d’eccezione conservato nel santuario è l’organo monumentale barocco Burzi-Alari-Ercoli-Priori, tra i più grandi organi barocchi d’Europa. La cassa armonica lignea intagliata e le cantorie finemente decorate accrescono la bellezza di uno strumento dallo straordinario valore storico-musicale. Nell’estate del 1707 un giovanissimo Georg Friedrich Händel, ospite del principe Francesco Maria Ruspoli di Vignanello, vi suonò il suo Salve Regina.
Numerosi sono i cittadini illustri che Vallerano può vantare di aver ospitato nella sua storia: i fratelli Giovanni Bernardino e Giovanni Maria Nanino, musicisti di spicco della scuola romana vissuti a cavallo del XVI e XVII secolo, maestri di cappella nelle più importanti chiese di Roma, considerati tra i maggiori esponenti della scuola palestriniana; Paolo Agostini “Lausdeo”, tra i più famosi contrappuntisti della grandiosa polifonia barocca, arrivò giovanissimo a ricoprire cariche di rilievo musicale e a ricevere i complimenti dal papa Urbano VIII°;
Francesco Orioli, scienziato polivalente, amico di Giacomo Leopardi, professore richiesto per ricoprire le cattedre delle università più prestigiose d’Europa, scoprì le necropoli etrusche di Castel d’Asso e Norchia, fu coinvolto nei moti rivoluzionari del 1831 a Bologna a causa dei quali fu costretto ad un lungo esilio; Guglielmo Janni (1892-1958), pittore le cui opere sono esposte al Museo di arte moderna e contemporanea a Roma, nel 1937 abbandona la pittura e si dedica a scrivere la biografia del bisnonno materno, Giuseppe Gioacchino Belli.Infine nel corso del ‘900 Vallerano ospitò uno dei grandi della letteratura italiana, Corrado Alvaro, che trovando in Vallerano il ricordo del suo paese natale San Luca Calabro, acquistò nel 1939 un casale in campagna per avere un rifugio di pace per scrivere le sue opere tra i secolari castagneti. Il casale passò poi nelle proprietà di un altro grande scrittore e giornalista, Libero Bigiaretti. L’amore per il paese fu tanto intenso che entrambi gli scrittori alla loro morte decisero di dormire il sonno eterno nel piccolo cimitero di Vallerano.
Link Utili: Comune di Vallerano