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La Quercia

Visitare La Quercia: molto vicina alla città di Viterbo si trova la piccola frazione abitualmente detta La Quercia. Raggiungibile attraverso un lungo viale alberato, la località si caratterizza per l’importante e antico luogo di culto che ospita. Infatti, la storia di queste zone narra che nel XV secolo un artigiano di nome Battista luzzante, commissionò al pittore mastro Martello, detto anche Monetto, un’immagine religiosa da realizzare su di una tegola piana.

La scena raffigurava un momento intimo e familiare della Madonna con in braccio il bambino Gesù. La raffigurazione venne sistemata sopra un albero di quercia, per proteggere i terreni da furti e calamità.

Da quel momento in poi diversi avvenimenti miracolosi sono accaduti.

Il dipinto venne trafugato, le fonti storiche citano anche i nomi dei responsabili, l’eremita senese Pier Domenico Alberti e una donna della città di Viterbo conosciuta come Bartolomea. In entrambi i casi l’opera d’arte rubata fu portata nelle proprie case ma tornò sempre al proprio posto sull’albero.

A questo luogo sono legate anche le vicende di un misterioso cavaliere che sfuggendo dai nemici che lo inseguivano, chiese aiuto pregando e rivolgendosi alla Madonna. A questo punto accade il prodigio, l’uomo diventò immediatamente invisibile e sfuggì alla vista di coloro che lo braccavano. Inoltre, nel 1467 l’intera zona del viterbese venne colpita da una devastante pestilenza, il priore dell’epoca Niccolò della Tuccia descrive la grave situazione e testimonia la fede della popolazione, raccolta intorno all’albero e all’immagine, pregando per la salvezza.

Superata l’epidemia i fedeli riconoscenti costruirono una capanna di legno intorno alla quercia e a partire dal 1470, iniziarono i lavori per l’edificazione di un vero e proprio santuario con annesso complesso monastico. Inizialmente l’intera struttura venne affidata ai frati domenicani, successivamente ai gesuati di San Girolamo e infine alla corporazione dei Macellai.

Visitare La Quercia per il suo bellissmo santuario

Malgrado la presenza di nomi illustri del mondo dell’arte del periodo, non è noto il nome dell’architetto che realizzò l’intero progetto, tra le ipotesi più accreditate il complesso viene attribuito a Giuliano da Sangallo, artista e ingegnere molto attivo nella corte fiorentina al tempo di Lorenzo de Medici.

La facciata è realizzata in peperino, materiale tipico di queste zone, attraverso la tecnica della bugnatura mentre il campanile svetta sul timpano triangolare. L’interno della chiesa è suddiviso in tre navate e il soffitto a cassettoni raggiunge l’altezza di quasi 20 metri. L’aspetto lineare e semplice dei diversi elementi, incornicia numerose opere d’arte conservate al proprio interno.

L’imponente opera fu molto onerosa e dispendiosa, ma vi parteciparono diversi pregevoli artisti dell’epoca. Come l’architetto e scultore rinascimentale Andrea Bregno, che si è occupato del piccolo tempietto in marmo bianco di Carrara, posto tutt’oggi intorno all’icona votiva. Alcune parti sono state decorate dal Trosini e da Andrea della Robbia.

Raggiungendo il presbiterio si può ammirare la pregiata tegola piana con il dipinto della Madonna. L’espressività dei visi e i dettagli pittorici mostrano un’influenza ripresa dallo stile bizantino. Dalla sacrestia è possibile accedere al chiostro attraversando un portale finemente decorato da Domenico di Giacomo da Firenzuola e da Bernardino da Viterbo.

L’area è incorniciata da una doppio ordine di colonne, quelle inferiori riprendono lo stile gotico mentre quelle superiori sono rinascimentali. Al centro si trova una cisterna d’acqua con due colonne che nei capitelli, richiamano lo stile ionico. Il chiostro è erroneamente attribuito al Bramante ma non esiste alcuna prova che lo testimoni.

La consacrazione del santuario dedicato alla Madonna della Quercia avviene nel XVI secolo, dopo che salvò miracolosamente l’intera popolazione da un’invasione di cavallette.

L’importanza storica di questi avvenimenti è ben raccontata attraverso i dipinti presenti all’interno di Palazzo dei Priori, sede del comune di Viterbo. Un ciclo di affreschi descrive tutti i momenti più importanti e i personaggi che parteciparono alla benedizione ufficiale del santuario.

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